Aggressioni omofobe a Quarto, la denuncia delle vittime: “Ci hanno lanciato addosso pietre, perfino castagne”

“Ci lanciano pietre, ci prendono a schiaffi, ci insultano e ci molestano. Non solo baby-gang ma anche persone adulte. Nel 2024 non possiamo abituarci alla violenza omofoba”
A cura di Peppe Pace
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Da 10 anni Dario Halfaxa denuncia le violenze, fisiche e verbali, perpetrate sia da baby gang, sia da persone adulte, ai danni non solo della comunità lgbtq+ ma anche di ragazzine e ragazzini giovani, presi di mira perché più deboli. Tutto ciò accade a Quarto, comune di oltre 40 mila abitanti alle porte di Napoli.

Negli ultimi mesi, le aggressioni sono diventate più frequenti e si è assistito ad un'escalation di violenza anche nei modi e nelle armi utilizzate per ferire le vittime, dagli insulti si è passati al lancio di castagne e poi di pietre. L'ultima aggressione è avvenuta di notte, fuori a un locale dove Dario lavora come performer: uno sconosciuto gli ha tirato uno schiaffo sulla schiena mentre Dario stava tranquillamente fumando una sigaretta. "Non possiamo abituarci alla violenza – sottolinea Dario – nel 2024 abbiamo il dovere di denunciare e proteggere i ragazzi più giovani".

Dello stesso parere Lorena, amica di Dario, che si è beccata una pietra direttamente in faccia: "Questa ragazzina mi ha lanciato una pietra in faccia – racconta Lorena Romano – e un'altra ancora mi ha colpito il braccio. L'aggressione è stata condita dai soliti insulti omofobi: trans di merda e altre offese. Sono andata come sempre a denunciare, anche in questo caso contro ignoti". Lorena racconta anche un grave episodio di discriminazione sul lavoro: "Mi sono presentata ai gestori di un negozio che cercavano una cassiera, ma quando mi hanno visto hanno detto che cercavano una "donna vera", per questo non ho avuto il lavoro".

Tanta solidarietà è arrivata non solo dagli amici, ma anche da tanti cittadini di Quarto, che hanno accolto gli appelli di Dario sui social: "Indipendentemente dal nostro orientamento e dalla nostra identità sessuale – spiega Cristian Carandente, abitante di Quarto e fotografo – non possiamo permettere che nella nostra città avvengano queste aggressioni. Nonostante io venga considerato come un privilegiato nella società solo perché sono un maschio etero e bianco, non posso certo rimanere indifferente a quello che è successo a Dario e per questo ho deciso che metterò a disposizione della comunità la mia esperienza di fotografo per un progetto di sensibilizzazione".

Tra le realtà che si sono mosse per affrontare concretamente la situazione, anche l'associazione CorACor di Emanuele Romanelli: "Dopo l'aggressione abbiamo scritto al sindaco, ma non basta, abbiamo deciso di attivare uno sportello di ascolto per tutte le vittime".

Il sindaco di Quarto Antonio Sabino si è subito attivato, incontrando il Prefetto e potenziando il controllo del territorio, soprattutto nelle zone dove più spesso si sono registrati episodi di omofobia e bullismo, come la villa comunale, per poi incontrarsi col Prefetto per discutere delle problematiche di sicurezza che interessano

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